30 dicembre, 2005

Il progetto WED: il web e i non vedenti

tratto da:
M O N D O D I G I T A L E • n . 3 - s e t t e m b r e 2 0 0 5


Il progetto WED: accessibilità al Web“come un dialogo”
(WEb as Dialogue)

Il Web si è rivelato uno dei mezzi di comunicazionepiù efficaci e al contempo economiciper diffondere il patrimonio culturale era aggiungere un ampio pubblico; tuttavia, la sua natura “visiva” esclude di fatto una fasciadi utenti socialmente molto rilevante: idisabili alla vista.
Gli utenti non vedenti accedono al Web facendo uso di screenreader,vale a dire, un software che interpreta il codiceHTML e lo legge “ad alta voce”.
Non tutti i siti, però, hanno le caratteristiche necessarieper “essere letti” dagli screenreader: aquesto riguardo, il consorzio W3C ha emanato,nel maggio 1999, una serie di linee guida per l’accessibilità, la cui seconda versione è attualmente in corso di preparazione(www.w3.org/TR/2003/WD-WCAG20-20030624).
Tali linee guida hanno lo scopo di aiutare a costruire siti effettivamente accessibilia i non vedenti. È risultato presto chiaro però che la rispondenza alle normeW3C non è assolutamente sufficiente a garantire un uso efficiente e soddisfacente del Web ai non vedenti.
Il progetto WED (WEb as Dialogue), svolto in cooperazione dal Politecnico di Milano e l’Università della Svizzera Italiana, affronta il tema dell’accessibilità. L’obiettivo è quello di costruire nuovi principi di design apartire dal paragone tra dialoghi umani e dialoghi “uomo-macchina”, per spostare l’interazione dal canale visivo a quello orale e creare una sorta di “dialogo” tra il sito e l’utente.
Attualmente, i dialoghi con il Web sono assaipoco “naturali”: gli screenreader adottano una strategia di lettura dall’alto a sinistra a in basso a destra che rende l’interazione con il sito lenta e faticosa.
Il lettore può rendersene conto provando a leggere un quotidiano con la stessa strategia:
quanto tempo occorre prima di raggiungere un argomento rilevante?
O perché sia chiaro quali sono i principali argomentitrattati?

Il progetto sembra essere stato recepito anche dal sito dei Beni Culturali che attualmente sta implementando un sistema per "ascoltare" gli articoli pubblicati.

Per vedere le immagini invece un esperimento interessante è stato quello usato nel sito dei
Parchi nazionali delle Incisioni Rupestri della Valcamonica dove le immagini delle incisioni sono state elaborate tramite programmi vettoriali in grado di dare poi informazioni accurate a speciali stampanti in grado di riprodurre immagini in rilevo, facilmente riconoscibili da non vedenti.
(Vedere in proposito il sito : http://www.soprintendenza-archeologica.lombardia.it/parchivalcamonica/parconn/index.htm)

22 dicembre, 2005

Il Progetto DICE

Fonti:
www.mecenate.info
(09/08/2005)

http://www.mondodigitale.net/
(15/09/2005)

http://www.markon.net/
(uno dei partner del progetto)

Si chiama Dice (Distribuited Infrastructure for Cultural Heritage) ed è la piattaforma tecnologica che porterà sul web l'enciclopedia dei beni culturali del nostro paese.

E' un progetto, co-finanziato dal MIUR (MInistero della Università e Ricerca scientifica), che coinvolge diverse aziende (EDA, eWorks, Marconet, Palepolis, Colonnese), e università di spicco (Politecnico di Milano e CEFRIEL-Politecnico per la tecnologia e Forma, Scuola Normale di Pisa, per gli aspetti culturali), con il coordinamento scientifico di HOC - Hypermedia Open Center (http://hoc.elet.polimi.it/) (è un laboratorio multidisciplinare, creato all’interno del DEI - Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano).

Si tratta di un indice completo di dati tradotti, uniformati e perfettamente integrati tra loro, realizzato per la gestione delle informazioni sul patrimonio dei beni culturali.

Obiettivo di DICE è dimostrare che è possibile integrare diverse fonti d’informazioni creando un ambiente di lavoro efficace per utenti professionali, “mediatori culturali” verso il pubblico (ricercatori, promotori di eventi culturali, curatori museali, operatori turistici ecc.) che necessitino d’informazioni per costruire “prodotti culturali” (guide, cataloghi, monografie ecc.).

In sonstanza DICE offre la creazione di una comunità virtuale che - attraverso l’adesione di musei, enti di ricerca, poli di interesse culturale che rendono disponibili i propri archivi digitali – permette per la prima volta l’elaborazione di percorsi di consultazione flessibili, personalizzati ed indipendenti dal tipo di fonte primaria.

DICE propone quindi un sistema (navigabile con il web) per condividere le risorse di tutti gli enti pubblici e privati (musei, biblioteche, archivi, gallerie e soprintendenze) che digitalizzano informazioni sui beni culturali.

Ogni ente diviene un nodo della rete collegato a tutti gli altri.
DICE è, quindi, un’infrastruttura informatica che rende possibile attraverso un unico punto di accesso la fruizione e la consultazione di tutte le banche dati.

Nello specifico è una piattaforma tecnologica innovativa (infrastruttura peer to peer) per la valorizzazione e la fruizione avanzata di informazioni ed immagini relative ai beni culturali, e si rivolge a tutti i soggetti interessati alla cura, amministrazione, studio e fruizione del patrimonio storico-artistico nazionale.

Le informazioni sono rese disponibili a tutti, direttamente, ma ciascun possessore mantiene il controllo sulle proprie. L’utente di muove così in un “universo informativo”, con i diversi elementi interconnessi in una rete.

L’accesso si svolge secondo quattro modalità:

- Itinerari: sequenze di “schede” predefinite secondo un tema (per esempio, “gli animali
negli affreschi romani”).
- Indici, basati su tassonomie standard (per esempio, soggetto, materiale, cronologia ecc.).
- Ricerche (interrogazioni alla base di dati) basate su profili semantici assegnati alle
schede informative.
- Cartelle di lavoro personali, vale a dire folder costruiti dall’utente.

DICE fornisce un modello diverso per il contenuto (descritto con schemi XML) e una diversa
classificazione semantica per ciascun profilo utente.

Dal punto di visto organizzativo, una comunità DICE si basa su un gruppo di soggetti, fornitori d’informazioni, che si accordano su un “modello culturale” comune, vale a dire la strutturazione delle informazioni e dei profili semantici.
Uno schema XML viene utilizzato per descrivere la struttura logica di ciascuna fonte di informazione e i dizionari semantici (comuni alle varie fonti).
Algoritmi “fuzzy”, basati su attributi di classificazione, sono usati per creare i link che sono
alla base della navigazione.

Per dimostrare la validità del suo approccio, DICE ha implementato nel marzo 2004 un “dimostratore” con le seguenti caratteristiche:

- Aree culturali: “Archeologia in Campania” e “Ceramica in Campania”.
- Fonti informative: sovrintendenze, musei, ricercatori, editori, per un totale di 20 fonti
per ciascun’area culturale.
- Utenti: ricercatori, archeologi, editori, scrittori, promotori turistici ecc..

Il dimostratore, che contiene più di 3.000 schede informative, serve da campo di prova
per una versione più ampia (con diverse migliaia di schede).

Inoltre, è in corso di definizione un accordo con il MiBAC per estendere il dimostratore (utilizzando le varie banche dati sulla Campania) e utilizzarlo come base per realizzare una “sezione dimostrativa” del Portale della Cultura Italiana (per il quale il Politecnico ha realizzato uno studio di fattibilità).

DICE si rivolge agli utenti professionali (amministratori, studiosi, ricercatori, operatori del turismo, editori) che abbiano bisogno di attingere informazioni concernenti il patrimonio culturale e fornisce un modello organizzativo e tecnologico flessibile, offrendo molteplici livelli di accesso ai dati, personalizzati per ciascuna categoria.

Devo constatere pero' che il sito www.progettodice.it (verifica al 22-12-2005) non è attivo... nè ho trovato ancora siti accessibili che fanno riferimento a tale progetto... speriamo di trovarne...!

20 dicembre, 2005

Archeologia e palmare

Un nuovo e felice uso del "PALMARE" che diventa artefice di un nuovo rapporto con i beni culturali...diventando un nuovo "VIRGILIO" tra la storia...

Tratto da:
Pompei: tra gli scavi con il palmare!
di Eleonora Fioramonti
29/11/2005
http://www.mediazone.info/site/it-IT/ATTUALITA/Attualita/pompei_virtuale.html

SI PARTE da Villa San Marco, antica residenza romana situata a Castellamare di Stabia e sepolta, come Pompei ed Ercolano, dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
E’ questa la prima tappa della visita virtuale che sarà possibile effettuare dal 24 novembre al 31 dicembre tra gli scavi di Pompei.
Visita virtuale sì, perché arricchita per la prima volta da una guida palmare, dotata di localizzatore GPS/WLAN, che sarà messa a disposizione di tutti i visitatori che lo vorranno e arricchirà il loro percorso con immagini, audio e brevi filmati che sveleranno ad ogni passo i segreti più nascosti della città campana.
Il programma utilizzato per questo progetto si chiama Virgilio (Virtual Guide Interactive Location-aware multimedia application for the fruition of cultural heritage) e, come la fedele guida dantesca, ha il compito di accompagnare ed illuminare il cammino di ogni curioso turista.
Virgilio non è altro che una guida palmare, sperimentazione avanzata del progetto HyperGuide, che integra le più avanzate tecnologie vocali, di localizzazione, di cartografia e di rappresentazione e gestione della conoscenza e che permetterà ai visitatori di dialogare e chiedere “in diretta” tutte le informazioni che desidera sui luoghi e beni culturali posti nelle vicinanze, utilizzando la modalità web o anche l’innovativa interfaccia vocale.
L’obiettivo è in ogni modo quello di amplificare le potenzialità di tutte le guide virtuali, che possono essere telefoni o cuffie a contenuto pre-registrato presenti ormai in ogni museo, e rendere in qualche modo linkabile l’ambiente circostante.
Questo progetto è realizzato dal Criai (Centro di Ricerche per l'Informatica e l'Automazione Industriale) e finanziato dal Miur (Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica), in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Pompei che si occuperà soprattutto di fornire le immagini e gli approfondimenti necessari alle informazioni richieste dagli utenti.
Per ora si tratta solamente di una sperimentazione, che sarà gratuitamente messa a disposizione del pubblico durante tutto questo mese… ma chissà se un giorno la tecnologia cambierà definitivamente il nostro rapporto con l’archeologia?

19 dicembre, 2005

I monumenti romani a rischio?

La Domus Aurea chiude.

Sara' davvero per l'infiltrazione dell'acqua o perche ci sono troppe gallerie e diramazioni non controllabili che si snodano nei sotterranei del Colle Oppio?

Ci sono tagli alla finaziaria...

I Beni Culturali vengono dimenticati... E il web porta a galla le notizie.

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Tratto da www.rebublica.it del 12 dicembre 2005.

5 milioni di euro per la Domus Aurea che chiude

Uno dei più noti monumenti romani, la Domus Aurea neroniana, è a rischio e viene chiusa al pubblico.
"La sicurezza - dice il ministro dei Beni culturali Rocco Buttiglione dando la notizia - non è più garantita. Per la messa in sicurezza più urgente servono 5 milioni di euro e due annni di lavoro".

"Li chiediamo innanzitutto al Tesoro - prosegue Buttiglione - e cercheremo di vedere cosa si può recuperare con il ministero, ma certo lanciamo anche l'appello alla città di Roma e alla Provincia oltre che alle organizzazioni imprenditoriali della capitale".

Cinque milioni di euro, ha precisato il ministro, sono il minimo indispensabile per provvedere ai lavori urgenti.
Invece per la messa in sicurezza dell'intera zona del Colle Oppio, dove c'è la Domus Aurea, hanno spiegato in una conferenza stampa, è stato già messo a punto un piano, non ancora finanziato, che prevede 10 anni di lavori e un investimento di 130 milioni di euro, 60 dei quali per il monumento neroniano.
E guardando al medio periodo, hanno aggiunto, un progetto di messa in sicurezza per i prossimi cinque anni prevederebbe una spesa di 19 milioni di euro.

Il ministro, il sovrintendente archeologico di Roma Angelo Bottini e i responsabili del monumento hanno spiegato, sempre in una conferenza stampa, che la chiusura è motivata dal problema delle infiltrazioni d'acqua, divenuto particolarmente pressante nell'ultimo periodo e ai problemi di manutenzione.

[..] Le infiltrazioni di acqua, dicono, stanno erodendo la malta che lega le strutture murarie e questo potrebbe provocare la caduta di affreschi e intonaci.

"La chiusura è una misura preventiva - hanno sottolineato ministro e sovrintendente - perché non si può rischiare che neppure un pezzetto di intonaco cada sulla testa di un visitatore o di un addetto ai lavori".
Riaperta parzialmente al pubblico nel '99, la Domus Aurea aveva sino ad oggi agibili 32 stanze su 150 ed è visitata da mille persone al giorno.

Per sapere notizie sulla DOMUS AUREA:
http://www.archeorm.arti.beniculturali.it/sar2000/domus/Domus_aurea.asp

Monumenti a rischio

Ma non c'è solo la dimora neroniana tra i monumenti archeologici di Roma a rischio, avverte Buttiglione. "Abbiamo già avuto un crollo al Palatino - ricorda il ministro - e problemi gravi riguardano anche Caracalla, dove le visite sono state già ristrette".

E la questione, avverte, "è politica: l'Italia deve decidere se vuole farsi carico dei suoi Beni Culturali".
C'è già stata una legge per Roma Capitale, sottolinea, "forse bisognerebbe pensare a strumenti di quella portata".
Buttiglione ribadisce che i "circa 48 milioni di tagli fatti dalla Finanziaria ai beni culturali, devono essere ritirati tutti".

17 dicembre, 2005

Fotografie dell'Istituto Luce on-line

Fonte:
http://www.rai.it/news/articolonews/0,9217,121182,00.html

Con l'anno nuovo (2006) sarà consultabile via Internet il patrimonio fotografico degli ultimi trent'anni della nostra storia.

Scatti di storia

Immagini rubate al tempo e fermate in pochi centimetri quadrati per essere consegnate alla memoria collettiva.
Sono quelle dell’Istituto Luce, l’ente impegnato dal 1924 nella produzione e nella distribuzione cinematografica e documentaristica.
Più di tre milioni di fotografie che lasceranno l’archivio privato della storica istituzione per intraprendere un viaggio su rete e diventare consultabili su Internet.
Il motore di ricerca messo a punto per il sito è www.luce.it.

L’annuncio è stato dato a New York dal presidente dell’Istituto, Andrea Piersanti, in occasione di un convegno organizzato dalla New York University proprio sull'utilizzo degli archivi cinegiornalistici per lo studio e l'insegnamento della storia.

"Il primo lotto di trecentomila fotografie digitalizzate e scannerizzate per il web è già pronto e il nuovo servizio sarà presentato all'inizio del prossimo anno - ha detto Piersanti -. Grazie anche ai finanziamenti speciali messi a disposizione dal Ministero dei Beni Culturali e dalla Direzione del Cinema, metteremo on-line l'intero archivio fotografico del Luce. Si tratta di più di tre milioni di foto scattate dai nostri operatori in Italia e in tutto il mondo dal 1900 fino ai giorni nostri. Siamo molto orgogliosi di questo nuovo traguardo tecnologico. Fummo fra i primi al mondo a rendere consultabile on-line l'intero patrimonio cinematografico dei nostri cinegiornali e dei nostri documentari. Sarà possibile fare ricerche incrociate su argomenti, fatti, personaggi e luoghi della nostra storia contemporanea ottenendo con un solo click la disponibilità immediata di tutti i documenti esistenti nel nostro archivio: carta, foto, cinegiornali e documentari".

Una iniziativa in contro tendenza che fa ben sperare per il Nostro comune patrimonio culturale accessibile anche via web.

16 dicembre, 2005

Fondi alla CULTURA?

Tratto da:
Ciampi: «Alla cultura i fondi necessari»
data: 14/12/2005 16.17.32

sito web:http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/12_Dicembre/14/cultura.shtml
Fonte: Corriere della Sera

( Ovviamente in vista delle elezioni ... si ritirano fuori vecchi discorsi...che non sono vecchi ma che dovrebbero essere in primo pianno sempre: i soldi alla cultura...)
Della serie : "quando Internet vuole dire qualcosa di sensato...!


ROMA - Il presidente della Repubblica raccoglie l'allarme lanciato due giorni fa dal ministro dei Beni culturali, Rocco Buttiglione, il quale aveva lamentato la mancanza di risorse per la cultura.

«Abbiamo il dovere di sostenere la cultura e di valorizzarla con le risorse necessarie», ha detto Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale durante la cerimonia di premiazione dei benemeriti della scuola, della scienza, della cultura e dell'arte.

Buttiglione aveva chiesto di recuperare i 48 milioni di euro che sono stati tagliati dai fondi per le normali spese di funzionamento.

«LA CULTURA È MEMORIA» - «La cultura è l'anima di un Paese, la sua linfa vitale: è coscienza e conoscenza di sé e dell'ambiente in cui si vive, la cultura è la prima identità di un popolo», ha affermato il capo dello Stato.

«La cultura è memoria, ma deve vivere nel presente perché non basta avere un patrimonio prezioso, se non c'è l'impegno, la passione, la competenza di chi, nel custodirlo, lo alimenta e lo tramanda. La famiglia, la scuola e l'università hanno il compito di trasmettere ai giovani il senso della continuità fra le generazioni: se gli anziani non ricordano e i ragazzi non sanno, non c'è futuro».

Speriamo che non rimangano belle parole...

15 dicembre, 2005

Roma. Il futuro e’ in cantiere

fonte: AISE (agenzia Internazionale Stampa Estero - http://www.agenziaaise.it/home.htm)
notizia riportata da MuVi News (musei virtuali news -
http://h1.ath.cx/muvi/portale/wordpress/?p=2801)

Certe notizie sui beni culturali rimangono spesso inosservate...non pubblicizzate... meno male che c'è il blog!
Un libro, una mostra e un dibattito sul futuro di Roma.

ROMA - Come apparirà ai nostri occhi la città eterna tra dieci anni?
Quale il disegno della capitale del futuro, quali i cambiamenti architettonici e urbanistici?
Come sarà Roma se paragonata alle metropoli europee e mondiali?
Siamo davvero in presenza di un nuovo Rinascimento romano?
E ancora: tra architetti italiani e archi-star stranieri chi vincerà il confronto?
Roma non corre il rischio di essere colonizzata?
Quali progetti per le periferie, che dopo i fatti di Parigi sono sotto i riflettori?
Roma riuscirà davvero a essere Capitale di Pace del Mediterraneo come si auspica nel Nuovo Piano Regolatore?
E poi: grandi opere, grandi numeri, ingenti finanziamenti. Ma i tagli della Finanziaria 2006 ai fondi per Roma Capitale non mettono a rischio gli interventi programmati?
Questi e molti altri interrogativi per capire una città che sta vivendo profonde trasformazioni. Queste domande - poste da Giovanni Floris - si sono poste agli amministratori locali e intellettuali che si sono confrontati sul tema “Roma. Il futuro è in cantiere. Dall’archeologia industriale alla nuova architettura. Cronache e immagini della città eterna”, titolo del libro di Diana Alessandrini, pubblicato da Edilazio, che in questa occasione è stato presentato.
Il volume pubblicato nel settembre scorso, vanta la prefazione a cura del sindaco di Roma Walter Veltroni.

Dibattito
La tavola rotonda ha avuto luogo il 2 dicembre, alle 17.30, presso il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Roma, e ha visto la partecipazione, tra gli altri, degli assessori all’Urbanistica Roberto Morassut, ai Lavori Pubblici Giancarlo D’Alessandro e alla Cultura Gianni Borgna, nonché del direttore generale della Darc Pio Baldi, del critico d’arte Achille Bonito Oliva e dell’architetto Paolo Desideri.

Mostra
In occasione della presentazione, è stata allestita nel foyer del Comando una mostra fotografica tratta dal libro: 20 pannelli che ripercorrono gli interventi salienti progettati, in corso d’opera o già realizzati che cambieranno il volto della capitale. Durante la presentazione è stao proiettato un filmato sulla città, realizzato con la collaborazione dei Vigili del Fuoco che hanno effettuato le riprese aeree.
Il luogo della presentazione significativamente si affaccia su un cantiere: quello della Serra del Palazzo delle Esposizioni che per l’occasione è stao illuminato, consentendo una vista esclusiva. Inoltre è stata allestita una suggestiva mostra fotografica, tratta dal volume, che attraverso 20 pannelli ha permesso un colpo d’occhio complessivo sugli interventi di maggior rilievo in atto a Roma.
E'stato anche proiettato un filmato sulla città appositamente realizzato, con le riprese aeree dei Vigili del Fuoco. Il libro, tra dinosauri industriali riconvertiti ed edifici avveniristici, rappresenta un vero e proprio ingresso in esclusiva in tutti i cantieri aperti a Roma, raccontati dalla viva voce dei protagonisti: da Meier a Fuksas, da Piano a Calatrava, da Hadid a Decq, da Baldeweg a Koolhaas.

Libro
L’itinerario alla scoperta del nuovo volto di Roma, proposto dal volume, cammina, cartina alla mano, da nord a sud seguendo quell’asse che aveva evidenziato il Piano Regolatore del 1931, poi dimenticato da quello del 1962, e oggi riscoperto dal Nuovo Piano Regolatore: Flaminio, Centro Storico, Ostiense Marconi, Eur fino ad Ostia. L’Auditorium, il Maxxi, il Macro, l’Ara Pacis, la Serra del Palazzo delle Esposizioni, il nuovo Campidoglio, la Città dei Giovani, la Città dei Cittadini, la Città del Gusto, la Città della Scienza, il Centro Congressi Italia, il Palalottomatica, la Nuova Fiera di Roma, la nuova Stazione Tiburtina sono solo alcune delle opere prese in considerazione nel volume.
In 320 pagine, tutte a colori, foto, piante, rendering per vedere in anteprima il nuovo volto della città. E ancora interviste a personaggi del calibro di Gigi Proietti, Claudio Baglioni, Ferzan Ozpetek, Achille Bonito Oliva, Gianni Rivera, Giuseppe Pasquali, Stefano Salvi, Giorgio Muratore, Luigi Abete, Mauro Miccio, Domenico De Masi svelano come sarà la Roma del futuro.

12 dicembre, 2005

Il Semantic Web

Il Semantic Web o web semantico è il futuro del World Wide Web.
È un’iniziativa fortemente voluta da Tim Berners-Lee, inventore del Web e fondatore del W3C.
La ricerca, lo sviluppo e la diffusione del Semantic Web sono coordinati dal World Wide Web Consortium (W3C) ovvero dall’organismo che si occupa di scrivere le specifiche e diffondere le tecnologie relative al Web.
Il W3C definisce il Semantic Web come “framework that allows data to be shared and reused across application, enterprise, andcommunity boundaries”.
Il Semantic Web ha quindi a che fare con dati e l'obiettivo principale è quello di condividere e riutilizzare dati attraverso applicazioni, imprese e comunità.

Un Web di dati

Il Web consente di condividere e riutilizzare documenti in formato HTML come una grande biblioteca i cui utenti sono le persone che cercano e leggonotesti. Il Semantic Web deve essere pensato invece come un grande database mondiale i cui utenti sono programmi o agenti software che aiuteranno le persone a gestire e selezionare i dati e i "metadati"(i "metadati" costituiscono in qualche modo il curriculum vitae dei dati, ovvero raccolgono le informazioni relative al dove, al quando, al come e da chi i dati sono stati ottenuti. Si tratta quindi di un corredo indispensabile per rendere tali dati fruibili correttamente da chiunque, anche a distanza di tempo e di spazio.)

Nel febbraio del 2003 il W3C ha pubblicato le specifiche delle tecnologie alla base del Semantic Web: Resource DescriptionFramework (RDF), RDF Schema e Web Ontology Language (OWL) utilizzati per descrivere le risorse e i dati che saranno disponibili in maniera comprensibile alle macchine.
da poco tempo è iniziata la seconda fase di diffusione del Semantic Web che ha come obiettivo la creazione di database e applicativi scalabili in grado di Semantic Web gestire dati in RDF e l’individuazione di “best practices”.

Applicazioni

Le tecnologie del Semantic Web già oggi consentono di affrontare il tema della gestione dei dati in una modalità nuova efunzionale. Così come l’XML da un punto di vista di sintassi ha consentito di integrare sistemi e applicativi differenti, così il Semantic Web, con RDF, consentirà l’integrazione “semantica” dei dati.

I settori che trarranno maggior vantaggio dall’applicazione di queste tecnologie saranno quelli dell’Enterprise Information Integration, del Knowledge Management e dell’Information Retrival tramite l’utilizzo di metadati e ontologie.
Una prima applicazione di concreta utilità è già sotto gli occhi di tutti e va sotto la sigla RSS (RDF Site Summary) o sotto il nome di syndication.
Molti weblog e siti di news esportano i loro contenuti in un formato XML utilizzando un vocabolario con una semantica ben definita, RSS appunto.
Questo abilita alla costruzione di applicativi in grado di aggregare e distribuire notizie e contenuti tra siti differenti, portali o organizzazioni.

siti di riferimento:

– http:/ /www.w3.org/2001/sw
– http:/ /www.w3.org/RDF/
– http:/ /www.w3.org/2004/OWL/

Bibliografia
– Tim Berners-Lee, James Hendler eOra Lassila, “The Semantic Web”, Scientific American, 2001
– Tim Berners-Lee, “ Weaving theWeb”, Harper San Francisco, 1999
– Tim Berners-Lee, “Semantic WebRoad map”, 1998

Semantic Web e Beni Culturali

Tratto da: Beni Culturali e Semantic Web: una strada obbligata
a cura di Oreste Signore

http://www.w3c.it/talks/restauro2003/overview.htm
Ufficio Italiano W3C presso il C.N.R.
Istituto di Scienza e Tecnologie dell' Informazione "Alessandro Faedo" (ISTI)Area della Ricerca di Pisa San Cataldo - Via G. Moruzzi, 1 - 56124 PisaFerrara, 5 aprile 2003

Alcuni interessanti punti sul concetto di "Semantic web"

W3C: gli obiettivi a lungo termine

Universal Access

Il W3C ha come scopo quello di rendere il Web accessibile a tutti, promuovendo tecnologie che tengono conto delle notevoli differenze in termini di cultura, formazione, capacità, risorse materiali, e limitazioni fisiche degli utenti in tutti i continenti Semantic Web.
Inoltre la sua principale iniziativa è quella di sviluppare un ambiente software che consenta ad ogni utente di fare il miglior uso possibile delle risorse disponibili sul Web .

I principi informatori del Web

Il Web è una applicazione su Internet, e ne ha ereditato i principi informatori.

Interoperabilità
Le specifiche dei linguaggi e dei protocolli del Web devono essere compatibili tra di loro, e consentire a qualunque hardware e software di operare tra di loro.

Evoluzione
Il Web deve essere in grado di accogliere le nuove tecnologie.
Principi di progettazione quali la semplicità, la modularità e l' estensibilità aumentano le possibilità che il Web sia in grado di funzionare con le tecnologie emergenti, quali i device mobili e la televisione digitale, o con altre tecnologie che compariranno.

Decentralizzazione
E' il principio più nuovo e difficile da applicare. Per consentire che il Web si diffonda realmente su scala mondiale senza rischiare errori o interruzioni, l' architettura (e Internet) devono limitare o eliminare le dipendenze da nodi centrali.

Il contesto specifico dei Beni Culturali

Associatività

Il semantic web applicato ai Beni Culturali deve avere alcune caratteristiche specifiche per ogni campo come ad esempio per contesto geografico o culturale, per soggetto raffigurato

Deve avere differenti tipi di ricerche: da quelle molto specifiche (alta precisione) ai riferimenti anche marginali (alto richiamo).
Lo stesso utente può avere di volta in volta esigenze contrastanti.
Deve consentire diversi livelli di utenza dallo studioso cultore della materia al turista colto o frettoloso.
Il semantic Web "culturale" deve contenere molte associazioni possibili tra i vari documenti ma si dovrà avere cura che i link non conducano a nodi non significativi: occorrono quindi sistemi adattivi e intelligenti.

Conclusioni

L' accesso all' informazione distribuita viene proposta dal Web ad un livello di scala mai visto.
I metadati portano un contributo fondamentale al miglioramento dell' accesso all' informazione e l' infrastruttura del Semantic Web consente l' interoperabilità semantica tra applicazioni e culture diverse. Per fare tutto cio' bisogna condividere con tutti gli operatori che operano nel campo del web principi informatori dello stesso Web soprattutto per gli addetti nel settore dei Beni Culturali che dell'informazione e della fruibilità hanno il principio trainante.

07 dicembre, 2005

World Summit di Tunisi 2005 : dal governo della rete alle opportunità digitali

Tratto da http://www.zerounoweb.it/

Dopo la conclusione del summit mondiale sulla società dell’informazione la creazione di un forum permanente potrebbe forse aprire nuove prospettive non solo per quanto riguarda un governo multilaterale di Internet, ma anche perchè non restino lettera morta i principi, riaffermati nel Summit, di accessibilità e apertura della rete per gli abitanti del globo che ancora ne sono esclusi

ZeroUno - 05/12/2005

Sulla stampa italiana il World summit on the information society (Wsis) tenutosi a Tunisi dal 16 al 18 novembre ha avuto risalto soprattutto per la contesa sul governo della Rete, ruolo fino ad ora svolto da Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers).
In realtà il dibattito degli oltre 10mila partecipanti aveva come obiettivo soprattutto la definizione di strategie per realizzare una società dell’informazione inclusiva e sulla definizione delle azioni da intraprendere per diffondere una cultura della conoscenza e dell'informazione aperta a tutti per contribuire ad accelerare i processi globali di innovazione e sviluppo.
Centinaia di progetti, tavole rotonde ed eventi (fra cui la presentazione dell’ormai mitico portatile da 100 $ del Mit per consentire un avvicinamento al digitale anche da parte delle popolazioni più povere del mondo), sintetizzati nei documenti conclusivi del World Summit di Tunisi, affermano obiettvi importanti come quello di rendere la rete accessibile a tutti per il 2015.

Raggiungerlo sembra però piuttosto arduo se si tiene conto della situazione di partenza che vede oggi solo il 14% della popolazione connessa a livello mondiale, mentre negli Usa la percentuale è già del 62%.
Il fondo di solidarietà digitale, lanciato a Ginevra due anni fa (nella prima fase del Summit), ha raccolto appena 6,4 milioni di dollari e i paesi aderenti, a parte la Francia, sono tutti africani.
E dunque i paesi ricchi non vi hanno minimamente contribuito.
La strada è quindi tutta in salita e vengono richiesti agli stati impegni importanti più a livello politico che finanziario, come ha sottolineato anche il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, a partire dalla riduzione dei costi di accesso e dall’aumento del multilinguismo nelle rete.
Un altro principio importante, l’affermazione della rete come luogo di difusione della libertà, si scontra con la dura realtà.
L’organizzazione Open Net Initiative ha verificato ad esempio che durante il Summit, il 10% dei 2 mila siti da lei monitorati risultavano inaccessibili in Tunisia.
Una situazione non troppo differente si sarebbe potuta verificare anche in molti paesi arabi, in Cina o in Iran. Paesi che pongono controlli alle reti nazionali per evitare che le notizie che provengono dal resto del mondo vengano lette.
Il risultato del Summit su questo terreno si misurerà dunque sulla capacità di “imporre” a tutti gli stati che intendano partecipare alla rete per coglierne vantaggi e opportunità di adeguarsi anche alle regole fra le quali l’apertura della rete; ruolo che potrebbe essere svolto anche dal Forum permanente, la mediazione raggiunta sul governo della rete, che rappresenta la mediazione raggiunta fra le diverse posizioni.
Ritornando dunque alla contesa per il governo della rete, ricordiamo brevemente i termini della questione.
La situazione attuale vede una gestione da parte di Icann, che pur essendo formalmente un organismo internazionale ha attualmente sede in California e risponde al governo degli Stati Uniti e nello specifico al Dipartimento del Commercio del governo USA. Alcuni paesi, fra cui Cina, Brasile, Russia, Cuba, Iran, Siria e altri stati arabi, non vedendo di buon occhio il predominio degli americani, hanno cercato di riportare ai singoli stati il governo della rete.
Per evitare sia il rischio di frantumazione della rete globale in piccoli sistemi nazionali controllati dai singoli stati, non sempre modello di democrazia, e quello di un’eventuale crescita di controllo (fino ad oggi piuttosto blando) da parte degli Stati Uniti si è scelto un compromesso, che pur mantenendo per ora la gestione del day-by-day ad Icann, ne prefigura l’evoluzione.
La mediazione prevede la creazione di un forum permanente, che partendo dalla situazione esistente e coinvolgendo tutti i protagonisti della societa' dell'informazione, pubblici e privati, profit e non profit, riesca a definire una soluzione condivisa di gestione della Rete, che garantisca i diritti anche online. Il Forum non si limitaterebbe a svolgere un ruolo di governo nell’assegnazione dei domini, ma dovrebbe concretizzare alcuni importanti principi già in parte presenti nelle conclusioni di Ginevra, come interventi a favore della riduzione del digital divide, a partire da concrete azioni sui costi di connessione e l’evoluzione al multilinguismo, convergenza sulla lotta agli spam e agli usi criminali della rete....
Uno dei nodi che dovrà affrontare, di cui poco si è discusso a Tunisi, sarà l’attuazione (allo stato bloccata), di una numerazione più ricca. Rischia infatti di esplodere la questione della scarsità degli indirizzi, composti da 4 cifre da 0 a 255, per un totale di possibili combinazioni che supera di poco i 4 miliardi e potrebbe dunque diventare insufficiente per consentire l’entrata sulla rete anche dei paesi emergenti.
Per concludere va sottolineato che la scelta della fase transitoria è stata favorita dalla chiarezza con cui il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, ha escluso che l’Onu possa svolgere qualunque ruolo di governo e di controllo della Rete. E fondamentale è stata per trovare una mediazione l’azione dei paesi europei, con un ruolo guida della delegazione italiana capeggiata dal ministro Stanca, insieme con quella della Gran Bretagna. Il risultato è importante: se la decisone verrà applicata, nel giro di qualche anno potrebbe portare a superare l’attuale visione monolaterale americana a favore di un approccio multilaterale nella gestione dei domini.

Scarica i documenti:
- Tunis Agenda for the Information Society
- Tunis Commitment
- Intervento Kofi Annan

Ulteriori informazioni e documenti su:
http://www.itu.int/wsis/index.html

05 dicembre, 2005

Beni culturali: come crearsi il database

Riporto l'articolo cosi com'è....

RENATA FONTANELLI
la Repubblica affari finanza, 5 dicembre 2005

L'accesso è multicanale: dal pc, dal palmare, dal cellulare e dalla tv digitale.
L'innovazione studiata dall'azienda napoletana Pf2 secondo i dettami dell'Istituto del catalogo

L'applicazione web del software.

Dlaboratorio di ricerca della Pf2 Software, azienda specializzata nello sviluppo di soluzioni multicanale, nasce il nuovo sistema per la ca-talogazione e la fruizione virtuale dei beni culturali.
Il suo nome in codice è S.E.E., Sicut Erat Est, ovvero Sistema informatico per la catalogazione unitaria e territoriale, l'erogazione delle risorse ambientali e territoriali e l'eco-compatibilità dello sviluppo territoriale.
E' un innovativo software studiato secondo i dettami dell'Istituto per il catalogo del ministero dei Beni Culturali e sviluppato con la collaborazione del Laboratorio di urbanistica territoriale dell'università di Napoli, del dipartimento di informatica di Roma Tor Vergata e dell'università del Sannio.
E' rivolto alle istituzioni e agli enti locali al fine di offrire uno strumento per la valorizzazione e la riqualificazione del patrimonio culturale.
Il sistema, che si presenta come applicazione web, permette l'acquisizione di informazioni multimediali (filmati, suoni, - immagini, testi - da fonti diverse quali scanner, webcam, sensori di temperatura e pressione, microfono, videocamera digitale, secondo un processo automatico di censimento e associazione all'entità di interesse.
L'accesso è multicanale: a seconda della periferica utilizzata (pc, palmare, cellulare, televisione digitale terrestre) la piattaforma adatta ed ottimizza i contenuti.

«Una delle funzionalità -spiega Elena Pisanelli, responsabile del laboratorio di ricerca della Pf2 - è la generazione automatica di e-book su uno o più argomenti attraverso la definizione di percorsi interattivi perso-nalizzabili. Se l'interesse è l'archeologia l'utente può scegliere, selezionando "periodo romano", di creare un e-book che contenga le informazioni relative solo ai siti presenti in quel periodo storico. Gli e-book così generati possono essere navigati su Internet o riversati in locale creando dei veri e propri libri multimediali anche in versione dvd».

Il sistema contiene vari spazi di interesse a partire dai luoghi da visitare seguendo itinerari archeologici e naturalistici con le sezioni dedicate alla storia, ai miti, alle leggende e ai percorsi letterari. Si possono esplorare gli eventi e le manifestazioni locali dando uno sguardo alle norme sulla tutela e lo stato di conservazione dei siti.
Il laboratorio di Ricerca della Pf2 Software è presente in molti progetti in ambito italiano ed europeo in collaborazione con il mondo dell'università e degli enti di ricerca pubblici.
La PO è un'azienda con quartier generale a Napoli e sedi a Catania, Milano e Roma e Martina Franca nata nel 1992 dall'incontro di professionisti provenienti da società di informatica con esperienze maturate nella implemen-tazione e gestione di grandi progetti. E' specializzata nella consulenza, integrazione e gestione nel campo dei sistemi per l'amministrazione del personale, soluzioni multicanale (web, mobile, iTV), sistemi informativi territoriali e culturali.

04 dicembre, 2005

Musei sul web

Musei sul web? Magari!

La possibilità di vendere via Web le riproduzioni delle opere è una possibilità importante perché contribuirebbe ad aumentare le entrate dei musei che ormai, secondo alcune statistiche, arrivano solo per il 51% dai biglietti mentre il resto arriva da servizi aggiuntivi come il bookshop, le visite guidate e i bar presenti all'interno delle strutture.
Tra le case informatiche tra cui HP, anche Ibm si è mossa su questo terreno.
Dal 1994 ha dato vita al Progetto teatri in collaborazione con la Fenice di Venezia, la Scala di Milano e l'Opera di Roma per la progettazione virtuale delle scenografie e la messa in rete dei teatri.
Ibm ha realizzato anche progetti multimediali per l'Hermitage di S. Pietroburgo, la Biblioteca Apostolica Vaticana, il MoMa di New York, la Galleria Borghese di Roma oltre che museo del Cairo con il sito www.eternalegypt.org .
Il progetto, che ha richiesto tre anni di lavoro e un investimento tecnologico di circa 2 milioni e mezzo di dollari, permette di visitare tramite il sito i principali siti archeologici dell'Egitto, mentre quando si è sul posto ci si collega con il cellulare allo stesso sito per avere le informazioni sul luogo che si sta visitando.

Anche Brera va sul Web Insieme a Louvre e Prado - 04 Ottobre 2005

La Pinacoteca di Brera di Milano entra a fare parte del progetto “Musei di eccellenza europei” ideato da Hp che coinvolge anche il Louvre di Parigi, il Prado di Madrid e la National Gallery di Londra. Una promozione che gli vale una fornitura completa di server, sistemi di storage, scanner e stampanti di grande formato che permettono al museo milanese di poter archiviare il proprio patrimonio, metterlo a disposizione on line ad appassionati e studiosi oltre che riprodurlo. La parte software del progetto prevede la collaborazione di Microsoft ch si è impegnata a sviluppare la parte relativa alla vendita tramite Internet delle immagini dei dipinti. Microsoft ha fornito anche il software di sistema per i nuovi server della Pinacoteca, impegnandosi a collaborare con la Soprintendenza per la valorizzazione on line del patrimonio culturale e scientifico di Brera.

Presentato alla presenza del ministro dei Beni culturali Rocco Buttiglione il sistema, del quale non si conosce ancora la data ufficiale di lancio, permetterà la visita virtuale del museo con la possibilità di “zoomare” sulle opere per ammirarne i dettagli e acquistarne poi la riproduzione pagando con carta di credito. Il ministro Bottiglione non ha escluso che in futuro la soluzione studiata da Microsoft e Hp possa essere utilizzata anche da altri musei.

Notizia tratta da: http://www.smaunews.it/

Note per l' Accessibilità e l' Usabilita'

ACCESSIBILITA'
Note tratte dalle letture introduttive del corso IWA/HWG in Accessible Web Design su eclasses.org.

Una premessa importante:
Il web è anche un mezzo di informazione e non è solo un mezzo visivo.

Detto questo puntualizziamo anche che le informazioni che gli USER AGENT ("browser") che danno agli utenti sono spesso, troppo "visive" e non "sfruttano a pieno le potenzialità del linguaggio HTML che permette molto più delle semplici disposizioni di immagini accattivanti e di colori uno vicino all'altro.

Quando si parla di "accessibilità del Web", spesso si intende "progettazione Web per utenti non vedenti".
Per questo si deve tenere sempre presente che il loro accesso al Web è probabilmente uno screen reader (lettore di schermo) oppure un browser audio, che legga alla lettera ed a voce alta la tua pagina Web. Un mouse o un altro dispositivo a puntamento, così come sistemi di input orientati alla percezione visiva, si rivelano inutili.
Se una pagina è progettata per essere soltanto un oggetto visivo, per la sua fruizione verranno escluse certe persone (così come una miriade di altri browser non visuali), ma se una pagina è strutturata intorno a chiari principi di markup semantico e di presentazione intelligente, essa dovrebbe essere altrettanto fruibile da parte persone completamente non vedenti quanto da utenti con una visione perfetta.
Per questo ACCESSIBILITA' deve significare progettare pagine (o siti web ) in un modo che vadano bene per tutti. A tal proposito esistono consigli e modi (WC3 - World Wide Web Consortium e altri enti come il Progetto MINERVA danno questo tipo di informazioni ) per avere accessibilita' nei propri siti.
A maggior ragione per le pagine o i siti riguardanti i BENI CULTURALI.

USABILITA'
L'usabilita' è riferita alla capacità di utilizzo di Internet ed è definita tecnicamente come usabilità, secondo ISO 9241, ovvero "l'efficacia, l'efficienza e la soddisfazione con cui utenti specifici raggiungono specifici obiettivi in una situazione particolare".

Vedi a tal proposito la tabella di Usabilita' proposta in:
http://www.tau-web.de/hci/space/i8.html

Per utenti specifici si possono prendere ad esempio gli anziani o i disabili.
Per rendere un sito più usabile, secondo gli esperti, basterebbe seguire le stesse regole che rendono accessibile un sito per i disabili come indicato dalle direttive WAI (Web Accessibile Iniziative - una iniziativa mirata per permettere la piena integrazione dei disabili nella società civile attraverso internet, nata nell'ambito del W3C in collaborazione con organizzazioni e enti in tutto il mondo).

I due aspetti dunque sono strettamente legati: un sito accessibile è spesso anche usabile.
Un sito web sui Beni Curali deve essere accessibile e quindi usabile.

Principi per la qualità di un sito Web culturale

Bozza presentata dal PROGETTO MINERVA in occasione della Conferenza europea di Minerva tenuta a Parma il 20-21 novembre 2003, a cura del Gruppo di lavoro di Minerva denominato WP5

(Progetto Minerva - rete di Ministeri degli Stati Membri voluta dalla Commissione Europea cha l’impegno formale di realizzare un piano di collaborazione a livello europeo riguardante le attività di digitalizzazione dei contenuti scientifici e culturali, promovendo la convergenza tra archivi, biblioteche e museii )

Nel 2003 sono state identificate dal Progetto Minerva delle caratteristiche specifiche per i contenuti, la qualita' e per l'accesso al pubblico dei siti web culturali.

Ecco in sintesi i punti fondamentali e i principi di un sito web culturale secondo Minerva:

Un sito Web culturale di qualità celebra la diversità culturale europea fornendo l'accesso a tutti i contenuti culturali digitali.

Un sito Web di qualità deve:
  • essere trasparente, definendo chiaramente sia l'identità e gli obiettivi del sito Web sia l'organismo responsabile della sua gestione;
  • selezionare, digitalizzare, indicizzare, presentare e controllare i contenuti per creare un sito Web efficace per tutti gli utenti;
  • implementare linee guida per le politiche di qualità del servizio per assicurare che il sito Web venga adeguatamente mantenuto e aggiornato;
  • essere accessibile a tutti gli utenti, indipendentemente dalla tecnologie utilizzata o dalle loro disabilità, inclusi gli strumenti di navigazione, il contenuto e gli elementi interattivi;
  • essere centrato sull'utente, tenendo conto delle sue esigenze, garantendo pertinenza della risposta e facilità d'uso attraverso meccanismi di valutazione e feedback;
  • essere reattivo, consentendo agli utenti di contattare il sito e ricevere un'adeguata risposta. Se necessario, incoraggiare i quesiti, la condivisione dei dati e la discussione con e tra gli utenti;
  • essere consapevoli dell'importanza del multilinguismo fornendo un livello minimo di accesso in più di una lingua;
  • impegnarsi a essere interoperabile all'interno delle reti culturali per consentire agli utenti di localizzare facilmente i contenuti e i servizi che rispondono alle loro necessità;
  • essere gestito nel rispetto delle norme legali come il diritto di proprietà intellettuale e la riservatezza e indicare chiaramente i termini e le condizioni di utilizzo del sito Web e dei suoi contenuti;
  • adottare strategie e standard per assicurare che il sito Web e i suoi contenuti vengano conservati a lungo termine.

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trasparente - efficace - mantenuto - accessibile - centrato sull'utente - reattivo - multilingue - interoperabile - gestito - conservato
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Quanti siti web di carattere pubblico e riguardanti i Beni Culturali rispondono a questi punti?

Un primo esempio di "non osservanza" è dato proprio dal sito dei Beni Culturali : www.beniculturali.it

02 dicembre, 2005

Il Progetto Michael: inventario dei beni culturali sul web

Un progetto tutto europeo: MICHAEL
(Multilingual Inventory of Cultural Heritage in Europe -Inventario multilingue del patrimonio culturale europeo)

vedi link: http://www.michael-culture.org/

Il progetto nasce dalla collaborazione di Francia, Italia e Regno Unito, con il supporto della Commissione Europea (programma eTen, dedicato allo sfruttamento delle nuove tecnologie in Europa).
Michael propone un accesso semplice e rapido alle collezioni digitali di musei, biblioteche e archivi dei diversi paesi europei.La piattaforma multilingue è dotata di un motore di ricerca capace di recuperare le opere e i documenti distribuiti in luoghi e server diversi.Gli usi previsti sono molteplici, non solo per l’educazione e la ricerca, ma anche per lo sviluppo di servizi commerciali innovativi e per l’industria del turismo.
Michael rappresenta dunque una tappa essenziale per la creazione di uno spazio culturale europeo su Internet.Michael non solo consente di sviluppare inventari di collezioni digitali, valorizzando così le collezioni nazionali, ma permette anche di condividere le conoscenze in materia di digitalizzazione, giocando un ruolo di primo piano nello sviluppo di una politica di servizi on-line in Europa.Il progetto Michael è stato lanciato nel giugno 2004 per un periodo di tre anni.La Commissione europea fornisce un contributo del 10% (3Mj) per aggiungere valore europeo agli investimenti nazionali nei progetti sul digitale, valutati complessivamente in circa 33 milioni di euro per l’arco temporale del progetto.

Storia
L’Unione Europea ha incoraggiato il coordinamento delle politiche di digitalizzazione in Europa istituendo il Gruppo dei rappresentanti nazionali (NRG).Il NRG si riunisce ogni sei mesi sotto ogni presidenza di turno dell’Unione Europea per osservare, confrontare e armonizzare le politiche di digitalizzazione nei diversi Stati membri.L’iniziativa di coordinamento ha origine dai Principi di Lund adottati nel 2001 durante la presidenza svedese.Tali principi invitano ad adottare politiche comuni e standard conivisi, a scambiare le conoscenzee le buone pratiche, a favorire la riduzione dei costi garantendo la qualità nella creazione dei contenuti digitali e dei siti Web culturali.
Il progetto Minerva ha permesso di coordinare le politiche comuni e di scambiare conoscenzee competenze nell’Unione Europea. Michael rappresenta un risultato concreto di tale iniziativa.

Architettura tecnica Michael
La piattaforma Michael è composta di due moduli complementari.Il modulo di produzione e gestione dei dati permette di creare, modificare, importare, gestire file descrittivi sul patrimonio culturale digitale.Basato su un data base XML (eXist) e su una architettura di form per Web fondati su Cocoon,il modulo di produzione permette di realizzare una architettura distribuita per la creazione di contenuti.Il modulo di pubblicazione proporrà agli utenti una interfaccia semplice ed efficace, per consentire la ricerca e il recupero delle collezioni culturali digitali e delle loro descrizioni attraverso l’impiego del motore di ricerca XML SDX.Tutti questi strumenti saranno messi a disposizione come software open source.

Il consorzio
Il consorzio Michael riunisce strutture pubbliche e private:

- in Francia:
+ Ministère de la culture et de la communication (Délégation au developpement et aux affaires internationales
(http://www.culture.gouv.fr/ e http://www.culture.fr/ )

+ Associazione Dédale che fornisce consulenza e supporto alle istituzioni pubbliche e alle reti culturali europee (http://www.dedale.info/)

+Società AJLSM che fornisce consulenza e sviluppo di soluzioni nella informatica documentale (www.ajlsm.com)

- in Italia:
+ Ministero per i beni e le attività culturali (MiBAC), coordinatore del consorzio (www.beniculturali.it)

+ Centro di ricerca Amitié impegnato nel settore delle tecnologie dell’informazionee dell’e-learning, che da anni si dedica all’applicazione di tali tecnologie nel campodei beni culturali (www.amitie.it)

- nel Regno Unito:
+ Museums, Libraries and Archives Council (MLA)Ente pubblico supportato dal Dipartimento di Stato britannico per la cultura, i media e lo sport, MLA è stato fondato nell’aprile 2000 in seguito alla fusione di Museums and Galleries Commission e Library and Information Commission.
MLA consiglia il governo britannico sulle politiche e le priorità da attuare nel settore dei musei, delle biblioteche e degli archivi, fornendo leadership strategica e promuovendo l’innovazione e il cambiamento (www.mla.gov.uk)

Sviluppi
Recentemente (maggio 2005) è stato approvato dalla Commissione Europea il progetto MICHAEL plus, che estende le attività del progetto MICHAEL a 30 organizzazioni pubbliche e private con partner in 10 Stati membri della UE (Finlandia, Germania, Grecia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Ungheria) che si aggiungono a Italia, Francia e Regno Unito, già partner di MICHAEL.La proposta era stata presentata in occasione della call del programma eTEN chiusasi lo scorso 10 maggio.
(http://europa.eu.int/)

Il progetto si trova attualmente nelle fasi finali di negoziazione; le attività verranno avviate nel mese di gennaio 2006.

Osservatorio Tecnologico per i Beni e le Attività Culturali

Debutto dell'Osservatorio Tecnologico per i Beni e le Attività Culturali

E’ on-line, all’indirizzo www.otebac.it, l’Osservatorio Tecnologico per i Beni e le Attività Culturali, che dall'ottobre 2005 svolge attività per lo sviluppo delle applicazioni digitali e per la creazione e il reperimento di contenuti digitali nel campo del patrimonio culturale secondo standard e criteri di qualità condivisi.

L’Osservatorio ha l’obiettivo di offrire un supporto ai soggetti culturali pubblici (musei, biblioteche, archivi, patrimonio culturale diffuso, uffici di gestione e tutela, centri per la ricerca e la formazione, progetti culturali, eventi espositivi temporanei, istituzioni dello spettacolo) per lo sviluppo dei siti web, per la creazione e il reperimento di contenuti digitali nel campo del patrimonio culturale, secondo standard e criteri di qualità condivisi, con particolare riferimento alle linee guida e ai prodotti del Progetto MINERVA.

Fornisce inoltre un sostegno agli istituti culturali pubblici per la realizzazione dell’accessibilità dei siti web sulla base della Legge n. 4, promulgata in data 9 gennaio 2004, Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici (c.d. Legge Stanca).

Ulteriori informazioni su www.otebac.it